Il Partito Comunista di Cuba ha come precedenti nel passato il Partito Rivoluzionario Cubano, fondato da José Martí nello scorso secolo per organizzare e dirigere la guerra indipendentista, e il primo partito d’ispirazione marxista-leninista, creato nel 1925 da un gruppo di rivoluzionari guidati da Antonio Mella e da Carlos Baliño.
Il giorno prima dell’attacco mercenario di Playa Girón, il 16 aprile 1961, Fidel Castro proclama la Rivoluzione cubana di di carattere socialista.
Dall’unione delle forze rivoluzionarie, che hanno combattuto la dittatura batistiana, il Movimento del 26 luglio, il Partito Socialista Popolare e il Direttorio Rivoluzionario 13 marzo, nasce il Partito Unitario della Rivoluzione Socialista di Cuba.Nell’ottobre del 1965 nasce il Comitato Centrale che decide di modificarne il nome in Partito Comunista di Cuba (PCC).
Questo partito raggruppa e mira a realizzare le aspirazioni di tutti i rivoluzionari della storia cubana. In esso si realizzano le idee e i principi della Rivoluzione.
Il PCC ha prettamente un ruolo ideologico e non ha alcun ruolo formale amministrativo o di governo nella realtà cubana.
Al PCC non si aderisce per libera iscrizione, ma il candidato che aspira a entrare deve dimostrare di essere un rivoluzionario modello sottoponendo il proprio curriculum vitae allo scrupoloso esame di una commissione.
L’articolo 5 del capitolo I della Costituzione cubana (approvata con il 97.7% dei cubani votanti) stabilisce che: Il Partito Comunista di Cuba, martiano e marxista-leninista, avanguardia organizzata della nazione cubana, è la forza dirigente superiore della Società e dello Stato, che organizza e orienta gli sforzi comuni verso i fini più alti della costruzione del socialismo e l’avanzata verso la società comunista.
Il partito si ritiene il continuatore e la guida della rivoluzione cubana. Secondo i suoi documenti esso si proclama l'”incarnazione” delle “tradizioni eroiche rivoluzionarie del popolo cubano, contro il colonialismo spagnolo e contro il “neocolonialismo imperialista degli Stati Uniti d’America”, e si proclama discendente diretto del Partito Rivoluzionario Cubano (PRC) fondato da José Martí, nel 1892 per lottare per l’indipendenza di Cuba dalla Spagna.
A Cuba, dopo la rivoluzione, i sei partiti presenti sono stati sostituiti dal partito unico. L’unica traccia della precedente “democrazia borghese” è costituita dalle elezioni, in cui si attua una scelta tra diversi candidati mediante un sistema uninominale. Lo statuto del PCC recita: “nel Partito tutte le cariche sono elettive, senza eccezione dalla base al Comitato Centrale passano attraverso elezioni per la consultazione con le masse tanto nel centro dove lavorano i candidati come lontano dalla residenza, per la quale si fa uso delle assemblee del collettivo dei lavoratori o altre riunioni convocate per il medesimo scopo; si pubblicano i dati e la direzione rivoluzionaria degli stessi compagni in murales o in periodici locali o con altri mezzi, in modo che qualunque lavoratore o contadino possa comprendere di chi si tratta ed esprimere alle organizzazioni di base o agli organismi del Partito qualunque tipo di opinione od obiezione, di cui si tiene molto conto nel momento di approvare definitivamente le corrispondenti candidature.”. Nell’attuale Parlamento Cubano (Assemblea Nazionale del Potere Popolare, composta da 609 deputati) sono eletti anche non appartenenti al PCC.
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